Artificiosità versus natura, ambienti e cambiamenti. È un’arte che sconfina nella biologia quella di Zeger Reyers, artista olandese. Dallo studio dei diversi biotopi e dei loro processi interni, al mondo artificiale posto in contrasto con la forza naturale.
Nel libro “La fine della natura” di Bill McKibben si afferma che questa grande ‘cosa’ chiamata natura è finita definitivamente nelle mani dell’uomo alla fine del XIX secolo. Da qui parte il lavoro dell’artista, che prende questo concetto come punto focale, ma non in termini filosofici. Reyers contrappone infatti cultura e natura secondo uno stretto sistema associativo.
Con un uso intelligente, e pieno di risorse, dei materiali oggetti comuni e forze naturali sembrano contendenti pronti a salire sul ring, per vedere chi avrà la meglio. Il ‘nostro’ mondo artificiale viene così minacciato e colpito, rivelando una relatività delle nostre certezze. Ma l’artista agisce senza dare un’impronta morale e accusatrice riguardante, per esempio, l’influenza nociva dell’uomo sull’ambiente, anzi. Ciò che si vuole mostrare – e dimostrare – è la meraviglia unita alla forza della natura (da non sottovalutare).
Nascono così anche dei veri e propri progetti e performance. Il microcosmo della cucina in ‘Rotating Kitchen’, con una lenta ma costante forza, ruota completamente mescolando utensili, cibo, rumori e profumi. Si cucina essa stesa e muta completamente nel giro di un quarto d’ora. Il tutto davanti agli spettatori, ovviamente.
O ancora ‘Mussel-chair’, una sedia lasciata per due anni nell’acqua di un estuario nel sud dell’Olanda, in cui sono cresciute cozze servite e mangiate in apertura della mostra. Un’opera che ha avuto quindi una nascita, una crescita e una fine – simbolica – come un organismo vivente.
Processi naturali e scientifici si fondono creando qualcosa che mina le nostre certezze. Reyers ci fa quindi rivalutare ciò che vediamo per farci guardare le cose una seconda volta, magari con la mente più aperta.
Credits: Artist’s Site, Galerie Mauritus van de Laar