Il viaggio è sicuramente ciò che più caratterizza l’artista Pascale Martine Tayou. Nato in Camerun, ha iniziato a realizzare le sue opere all’inizio nel suo Paese e successivamente in Germania, Francia e Belgio, dove attualmente risiede. Rappresenta un ponte interculturale tra Africa ed Europa, ma si potrebbe ampliare questa visione a tutto il mondo.
Il suo grande e continuo esodo l’ha portato e lo porta a scoprire nuove prospettive, che da buon viaggiatore curioso quale si definisce, non esita a condividere. Le sue installazioni sono il prodotto di un nomadismo artistico che rappresenta anche la sua persona.
Nelle opere traspaiono tanti e differenti tematiche e questo forse è dato da una visione più ampia della vita, della vita nel mondo, a tutto tondo.
C’è un grande interesse per i materiali e i loro significati che, secondo l’artista, possono essere mutati andando oltre ciò che banalmente si vede e si utilizza tutti i giorni. Predilige materiali riciclati, anche se li considera “ritrascrizioni”, come se gli oggetti avessero un’anima propria in continua evoluzione. Con questo interesse si aprono le porte alle opere riguardanti le problematiche ambientali, come l’inquinamento del pianeta, l’esaurimento delle risorse energetiche ed i relativi conflitti. Riutilizza così plastica e pompe di benzina creando installazioni molto affascinanti ma che devono far riflettere.
Non mancano comunque i riferimenti all’Africa, con fantocci, cocchi e vestiti tribali, ma sempre con un tocco di occidente, per unire e mescolare le culture. Per l’artista, infatti, incontro e condivisione costituiscono il futuro dell’umanità.
Credits:Pascale Marthine Tayou, Il Giornale dell’Arte – Pascale Marthine Tayou, Domus – Pascale Marthine Tayou