Sculture e installazioni dall’aspetto semplice ma elegante e poetico. L’arte dell’americano Tony Feher è minimalista, colorata, fatta di oggetti del suo mondo quotidiano.
L’artista è morto nel giugno del 2016 per AIDS, come Felix Gonzalez-Torres. Due persone che si servivano di semplici oggetti per esprimere qualcosa di più grande e terribile. Semplici oggetti che, come loro, non possono durare per sempre. Ma, diversamente dall’artista cubano, Feher non imprime tristezza e senso di perdita nei propri lavori, anzi. Le sculture e installazioni sembrano permeate di una curiosità quasi infantile, composte da bottiglie piene di acqua colorata, biglie, conchiglie.
Gli oggetti usati sono infatti trovati per strada, cose a basso costo, prese e alienate da questo contesto per essere elevate. Elevate a una poeticità in realtà intrinseca, ma esaltata solo grazie all’artista. Compaiono così colori allegri, vibranti, intensi. Feher riusciva a vedere la bellezza, la forza emotiva e il valore dei materiali non preziosi. Forse con occhi più infantili, sicuramente più giocosi, ma anche molto meticolosi.
Molta attenzione è data alla composizione, alle texture create, all’armonia cromatica e così alle scale di colore. Nei quadri con cozze e vongole sono poi insinuati dubbi e domande anche sulla pittura in generale. Tra pittura e astrattismo soprattutto, ma anche tra i diversi generi interni quali il monocromo, il rilievo, la natura morta e il paesaggio.
Un’arte armonica e curiosa, formata da una poeticità in cui risuonerà sempre il ricordo dell’artista.
Credits: ArtNews, Anthony Meier Fine Arts, Sikkeman Jenkins & co.