L’anima nelle sculture di Sayaka Ganz

Fedele allo Shintoismo, l’artista giapponese Sayaka Ganz si è basata su questo per realizzare le sue opere. Pensando infatti che tutti gli oggetti abbiano un’anima, e triste al solo pensiero delle cose abbondate nei cassonetti, l’artista li recupera dando loro nuova vita.

Nova, Sayaka Ganz, 2011. Foto di Megan Banta.
Nova, Sayaka Ganz, 2011.
Foto di Megan Banta.

Una vita che rinasce in forma di animali, animali dinamici, armonici in ogni parte. Nonostante ci siano dei pezzi “mancanti”, l’insieme dell’opera è sempre perfettamente bilanciata.

Walker, Sayaka Ganz.
Walker, Sayaka Ganz.

I pezzi sono recuperati nei negozi di raccolta benefica, nei mercati dell’antiquariato, da parenti e amici. Prende solo oggetti già utilizzati e poi scartati, prediligendo quelli in plastica che variano per forma e colore. I colori sono infatti “naturali”, o meglio, originali e accostati tra loro così come sono, niente è ridipinto.

Magnus, Sayaka Ganz.
Magnus, Sayaka Ganz.

La grandezze delle opere varia dai 60 centimetri ai tre metri di lunghezza e per quelle più complesse possono volerci quasi un mese e diverse centinaia di pezzi. La figura finale si forma nella mente dell’artista e prende corpo pian piano attraverso un’armatura in filo d’acciaio a cui sono fissati i pezzi.

Ocean Song, Sayaka Ganz.
Ocean Song, Sayaka Ganz.

Secondo la Ganz, l’abilità e il dovere di un artista stanno nel far vedere quanto possano essere belli i materiali di scarto e quante possibilità di nuovo utilizzo ci siano. Questa convinzione, unita alla religione Shintoista, le permette di creare animali affascinanti, con movimenti e sembianze molto verosimili. L’anima dei materiali, che tanto si prefigge l’artista, esce quasi a formare un’aura intorno a queste sculture così complete e così diverse in ogni parte.

Emergence, Sayaka Ganz, 2013.
Emergence, Sayaka Ganz, 2013.

 

Credits: Sayaka Ganz

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