L’arte antropologica e simbolica di Jannis Kounellis

Per chi vive a Milano, Kounellis è principalmente l’artista delle grandi rose bicolore al Museo del Novecento. Greco di nascita e romano d’adozione, questo grande artista ha però raccontato una cultura fatta di materiali grezzi pregni di significato antropologico.

Il 24 novembre 2019 si è conclusa la prima grande retrospettiva sulla sua arte dopo la sua scomparsa nel 2017. A cura di Germano Celant, nel palazzo Ca’ Corner della Fondazione Prada Venezia, “Jannis Kounellis” ha racchiuso i quasi 60 anni di lavoro del maestro.

Ritratto di Jannis Kounellis nello studio, 1969. Foto di Claudio Abate. Photo credit.

 

Gli oggetti di uso comune, elevati ad opera d’arte, sono protagonisti di una messa a nudo della realtà e della ricerca di una coincidenza con essa. Buona parte dei lavori ruotano attorno a due concetti principali: natura e civiltà. Una natura a volte mascherata perché sotto forma di manufatto dell’uomo, a volte messa a nudo con performance e installazioni che coinvolgono piante e animali vivi. I materiali grezzi come il legno, il metallo, il carbone, la lana e il cotone sono fondamentali, facendo riferimento agli albori della civiltà fino al suo sviluppo.

“Jannis Kounellis”, a cura di Germano Celant, 2019. Fondazione Prada, Venezia. Foto di Elettra Galeotti.

Alle cose, ai manufatti e agli oggetti già lavorati sono destinati però anche altri significati. Soprattutto le installazioni, grandi e quasi opprimenti, vivono gli spazi e fagocitano lo spettatore tramutandolo in attore. Si nota qui il riferimento alle origini stesse dell’artista, che ha riproposto un teatro greco in cui tutti possono essere protagonisti.

“Jannis Kounellis”, a cura di Germano Celant, 2019. Fondazione Prada, Venezia. Foto di Elettra Galeotti.
“Jannis Kounellis”, a cura di Germano Celant, 2019. Fondazione Prada, Venezia. Foto di Elettra Galeotti.

Anche i simboli pittorici e le rose – alcune delle quali composte da tessuto attaccato sulla tela – hanno riferimenti che spaziano e si allontanano dal quadro per definire la società urbana. Lettere e numeri di insegne, come un’inebriante Las Vegas, avevano invaso la testa dell’artista approdato a Roma nel 1956.

“Jannis Kounellis”, a cura di Germano Celant, 2019. Fondazione Prada, Venezia. Foto di Elettra Galeotti.

Forte valenza simbolica e antropologica, ecco cosa ci ha lasciato l’artista Jannis Kounellis.

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