Intervista a Francesca Pasquali

Può un amore per l’arte del ‘500 trasformarsi in amore per l’arte contemporanea? Assolutamente sì, se visiti la mostra giusta. È il caso di un allestimento nel Museo del Sale di Cervia, in cui, dei tre artisti coinvolti, Francesca Pasquali ha catturato particolarmente la mia attenzione. Ho conosciuto così le sue setole, frappe e la plastica, un colpo di fulmine per un’arte totalmente diversa da quella tanto amata in precedenza. Material Pie parte da qui.
Frappa, Francesca Pasquali, 2013.
Frappa, Francesca Pasquali, 2013.

Francesca Pasquali rappresenta quindi il filo conduttore, il nesso che lega tutti gli altri artisti citati. La sua è un’arte che parte da oggetti semplici e dallo studio della natura per avvolgere il fruitore in esperienze multisensoriali.

Billy Straws, Francesca Pasquali, 2010.
Billy Straws, Francesca Pasquali, 2010.

Questa volta non sarò io a parlare delle tecniche, delle opere, di ciò che sta dietro al lavoro, ma l’artista stessa.

 

  1. Che percorso ha fatto e cosa l’ha portata a realizzare opere di questo tipo? E, soprattutto, perché ha preferito utilizzare oggetti e materiali non convenzionali al posto di quelli “tradizionali”? Senza contare la frappa in marmo, ovviamente.

Ho iniziato ad approcciarmi all’arte durante il periodo dell’accademia, ormai 15 anni fa. Alla fine degli studi ho capito che quella era la strada che avrei voluto percorrere per il mio futuro.

Ogni epoca trova i suoi mezzi, ogni periodo ricerca le proprie materie, così ho iniziato a lavorare con materiali plastici, derivanti dal mondo industriale quali il neoprene, il poliuretano espanso, e oggetti d’uso quotidiano, quali cannucce, elastici, ragnatori, ecc perché questa è la materia del mio tempo ed è attraverso l’assemblaggio, la tessitura e la ripetizione di singoli elementi che dono una seconda vita a materie considerate prive di alcun valore estetico.

Setole, Francesca Pasquali. Premio Cairo 2015, foto di ©Nicola Gnesi
Setole, Francesca Pasquali. Premio Cairo 2015, foto di ©Nicola Gnesi

La volontà sta nel tentare di riattivare e ripensare la materia o l’oggetto trasformandone l’uso e la forma, senza alterarne l’identità originaria. Attraverso un’attenta osservazione dei metodi costruttivi della natura, indagata fin nel suo intimo, cerco di trasporre attraverso l’artificialità delle materie plastiche, la stessa armonia con cui la natura crea le sue forme organiche.

Frappa (marmo), Francesca Pasquali, ©NicolaGnesi.
Frappa (marmo), Francesca Pasquali, ©NicolaGnesi.
  1. La composizione finale (per quanto riguarda anche e soprattutto il colore) deriva da un progetto studiato in precedenza o prende corpo in itinere?

Il mio lavoro parte dall’osservazione della natura, le mie materie plastiche artificiali rimandano all’elemento naturale e allo studio della materia che ho guardato al microscopio e quindi tutte queste texture che la natura utilizza alla fine le ho ritrovate nelle mie texture. Per esempio le Straws hanno lo stesso tessuto compositivo degli occhi di una mosca, oppure la Frappa quello di un manto di coleottero. L’intenzione è di ricostruire attraverso l’artificio delle superfici texturizzate schemi costruttivi che si ritrovino già in natura, così che il lavoro appaia familiare ed entri subito in contatto con l’osservatore, che conosce già inconsciamente tali forme, perché le ha percepite e vissute crescendo e conoscendo il mondo, dall’infanzia all’età adulta.

Pink Violet Straws, Francesca Pasquali, 2014.
Pink Violet Straws, Francesca Pasquali, 2014.

Ogni opera poi, realizzando prevalentemente grandi installazioni site-specific, è sempre diversa perché è soggetta allo spazio di intervento. Un lavoro, infatti, inizia spesso dall’ambiente in cui sarà installato: lo spazio ne suggerisce la forma. E’ importante che la materia venga incorporata dallo spazio, così che le forme avranno armonia, rigore e logica. Tutto è pensato nel minimo dettaglio, niente è lasciato al caso. L’idea è di creare qualcosa di armonioso e naturale; seppur in contrasto con i colori accesi tipici delle materie plastiche, queste nuove forme evocano la morbidezza e la sofficità di certe forme organiche.

Elastic, Francesca Pasquali, 2010, Spazio Thetis, Venezia.
Elastic, Francesca Pasquali, 2010, Spazio Thetis, Venezia.
  1. Quanto tempo impiega, mediamente, a comporre un’opera?

Le tempistiche sono diverse a seconda del materiale scelto e, di conseguenza, del tipo di lavorazione perché alcuni materiali sono più difficili da utilizzare. Indicativamente impiego circa un mese per comporre un’opera, per lavori ambientali anche due date le grandi dimensioni.

Ballons, Francesca Pasquali. Collezione privata.
Ballons, Francesca Pasquali. Collezione privata.
  1. Cosa vuole trasmettere con la sua arte?

Il trait d’union di tutto il mio lavoro: un coinvolgimento multisensoriale del fruitore, stimolandone il pensiero e la fantasia attraverso l’utilizzo di materiali conosciuti e familiari, che una volta assemblati perdono la loro funzione e diventano strutture ambientali che invadono lo spazio.

Il fruitore è invitato a risvegliare quei sensi, tatto, udito e olfatto, che a volte sono sopiti ma attraverso i quali, in età infantile, abbiamo appreso e conosciuto il mondo circostante.

Attraverso la materia cerco di indurre sensazioni nello spettatore che da passivo osservatore diviene compartecipante del fare artistico.

Spiderwall al MOCA di Londra, Francesca Pasquali.
Spiderwall al MOCA di Londra, Francesca Pasquali.

 

  1. Che cos’è esattamente il Francesca Pasquali Archive?

Recentemente, a fine 2015, ho fondato il Francesca Pasquali Archive, per sostenere la mia ricerca che è fatta di materiali spesso effimeri, temporanei. Questa nuova realtà, formata da diverse professionalità, non è solo un archivio rivolto alla catalogazione e alla autenticazione delle mie opere ma, grazie all’uso di sistemi di tecnologia avanzata – in primis un database a cui è collegato il chip incorporato nel documento di autenticità –, è anche un’associazione che vuole porsi in modo innovativo e di ricerca a livello internazionale.

Francesca Pasquali con Black straws, 2015. Cortesy Gallery, Lugano, durante l'apertura, ©ZOO
Francesca Pasquali con Black straws, 2015. Cortesy Gallery, Lugano, durante l’apertura, ©ZOO

 

Ringrazio Francesca Pasquali per la disponibilità.

Per saperne di più andate sul sito: www.francescapasquali.com

oppure contattatela qui: francescapasqualiarchive@gmail.com

 

Photo credits: www.francescapasquali.com

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